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Città di ARIANO IRPINO
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Museo Civico
Palazzo Forte
11 Agosto - 11 Settembre 2000

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Il Sacro nella ceramica di Ariano
S. Giro
Mostra di maioliche devozionali arianesi
dei secc. XVIII e XIX provenienti
dalla collezione del Museo Civico
e da collezioni private

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Antonio Alterio
Ottaviano D'Antuono
Allestimento
Ottaviano D'Antuono
Testi e presentazione
Grazia Vallone
Art
Ottaviano D'Antuono
Collezionisti
Amadio Francesco Paolo
Bilotta Antonio
Bilotta Gaetano
Caruso Giuseppe
D'Amato Luigi
D'Antuono Nicola
D'Antuono Ottaviano
De Pasquale Benvenuto
Di Gruttola Tiziana
Donatone Guido
Napolitano Giovanni Maria
Paticchio Francesco
F.lli Pompeo
Schiavo Liberata
Tiso Tullio
Villarino Carmela
distanziatore.gif (807 byte) Targhe, acquasantiere, piatti e vasi, prodotti nel settecento e nell'ottocento dalle botteghe - fornaci di Ariano, sono il supporto ideale di immagini sacre.

Tali suppellettili avevano un profondo valore culturale, presenti nelle case di tutti, scandivano il susseguirsi degli eventi quotidiani, dal pranzo al rifornimento d'acqua e alle mescite di vino, dal segno di croce prima di addormentarsi a quello del mattino. Oggi, esse costituiscono la parte più cospicua delle collezioni private italiane e della ricca collezione del Museo Civico.

In occasione dell'anno giubilare e del Il Congresso Eucaristico Diocesano, l'Associazione Amici del Museo di Ariano Irpino, con il patrocinio della Amministrazione comunale, propone un interessante percorso nella religiosità del passato, attraverso le suggestive immagini sacre affidate dai maiolicari arianesi non solo alle targhe devozionali, ma anche agli oggetti d'uso comune prodotti nelle fornaci dei Tranesi. La mostra offre un ampio repertorio di manufatti provenienti dalla collezione museale e una serie di maioliche, in gran parte inedite, appartenenti a collezionisti privati; inoltre, in tale occasione, sarà esposta la tela dell'Annunciazione di Wenzel Cobergher del 1590, eccezionalmente concessa dalla Curia Vescovile di Ariano.

La religione occupava il ruolo centrale nella vita individuale e comunitaria del passato; la nascita, la morte, le nozze, la propria abitazione, i luoghi di lavoro erano dominati da immagini sacre dal valore apotropaico. San Liberatore, San Giro, Santa Filomena, San Domenico, Sant'Antonio abate dovevano vegliare sulla casa e sui suoi abitanti, ed erano deputati a sorvegliare i lavoratori e a garantire il buon esito delle loro attività, come nel caso di Sant'Antonio abate, protettore contro il fuoco e delle fornaci.

VergineLa Vergine con il Bambino, nelle sue apparizioni, del Monte Carmelo, di Monte Vergine o del Rosario, dispensatrice suprema di grazie e interceditrice per eccellenza presso il Padre, era frequentemente invocata ai crocicchi delle strade, nelle officine e nei frantoi come l'Addolorata, madre consolatrice elle immani fatiche. Così la Sacra famiglia era chiamata tutt'assieme a tutelare i fedeli dalle possibili disgrazie o dal rischio della sterilità. Alle targhe di varie dimensioni era affidato il compito di esporre tali immagini, che esprimono il bisogno costante di un contatto diretto con il divino.

Le pratiche religiose quotidiane, come le abluzioni e il segno della croce all'inizio e alla fine della giornata, erano accompagnate da una suppellettile indispensabile, posta vicino al letto: l'acquasantiera, in auge dall'età della Controriforma e presente in tutte le abitazioni. Essa era costruita secondo un sapiente gioco di composizione e assemblaggio di elementi decorativi, come putti, foglie, fiori, conchiglie e figure sacre, dipinte o a rilievo, come la Vergine, il Cristo, san Michele Arcangelo o l'ostensorio del Corpus Domini, e del catino conchiglia destinato a contenere l'acqua benedetta.

Le spase, grandi piatti utilizzati per il pranzo collettivo e per l'essiccazione delle conserve, portano al centro figure di Santi o della Vergine con il Bambino; esse testimoniano il rapporto di assoluta familiarità con il Santo, considerato uno di famiglia e che si poteva perfino rimproverare per un suo mancato intervento.

Anche i vasi sono decorati con i simboli della fede, come nel caso delle Sante Spine, culto centrale nella storia di Ariano, o del cuore trafitto, riferimento alla devozione per il cuore di Gesù diffusissimo dal settecento.

Il linguaggio figurativo adottato dai figulai arianesi è semplice, immediato, ingenuo ed originale, fortemente espressivo, tipico dell'arte popolare, esso è efficacissimo nel raccontare il profondo senso di mistero e di magia della madre natura, benefattrice e talvolta maligna, da tenere a bada attraverso la preghiera e i riti, da ripetere quotidianamente e con lo scadere delle stagioni.

Non manca il carattere consolatorio di certe immagini come quella delle anime purganti, frequentissima, che rinnova il monito del castigo divino, ma anche la speranza dell'espiazione e del giusto premio del Paradiso. Elementari sono i sentimenti espressi, come la pietà, l'amore materno, l'adorazione, raccontati dall'espressione dei volti e dai gesti, che svelano il modo di essere dei committenti.

Il mondo figurativo veicolato dalle maioliche, e in particolare da quelle di carattere religioso, costituisce la testimonianza estrema di una umanità che rifiuta le formule e le modalità della cultura ufficiale, e che affida il proprio messaggio alle decorazioni degli oggetti destinati alla quotidianità, in cui la funzione d'uso e il valore simbolico convivono inscindibili.

Il Sacro nella ceramica di Ariano

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11 Agosto - 11 Settembre 2000

 
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