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Rassegna Stampa

 
18 Febbraio 2008

Le discariche e le proteste

La gente, dice ora Gianni De Gennaro, ultimo, in ordine di tempo, commissario per i rifiuti, aveva ragione: alcune discariche non possono essere riaperte perché del tutto fuori legge e pericolose. Il commissario ha impiegato poco tempo per accertarlo, ma a me rimane la convinzione che chi è chiamato ad un incarico così delicato, e con così poco tempo a disposizione, avrebbe dovuto già saperlo. E credo che le parole di De Gennaro debbano servire da monito per quelle anime belle e per niente informate che s’erano permesse di affibbiare ai sindaci ed alle popolazioni protestanti il ruolo del tutto improprio di forze anti sistema, d’oppositori della legge. Le cose stavano esattamente al contrario.

Tutto questo testimonia del fatto che molti di quelli che scrivono, e, purtroppo, anche quanti hanno incarichi di responsabilità, vivono spesso fuori dalla realtà, ma non per questo ci risparmiano giudizi tonitruanti ed infondati. Svelo, adesso, utilizzando quale incredibile “trucco”, senza alcun esame scientifico, ho potuto scrivere in anticipo come stavano le cose e come sarebbero andate a finire. Mesi fa m’invitarono ad Ariano Irpino, per un dibattito. Trovai un pubblico giovane, attento, sereno e civile. Conobbi il sindaco, Mimmo Gambacorta, che è persona dabbene, ragionatore razionale e politico moderato. Qualche tempo dopo me li ritrovo tutti sulla piazza antistante il municipio, la stessa dove avevo passeggiato, a manifestare con irruenza e vivacità contro Bertolaso, allora commissario ai rifiuti. I giornali hanno raccontato di episodi di violenza, di un commissario preso a calci e costretto alla fuga. Accidenti, mi sono detto, o non ho capito un accidente di quella gente o in piazza c’erano dei delinquenti organizzati, degli emissari della camorra, come dice Bassolino. Oppure avevano ragione e non ne potevano più. Ed era vera la terza cosa.

Mai fidarsi del sentito dire, e pur ascoltando con rispetto i protagonisti, meglio controllare che non raccontino frottole. Il fatto è che Gambacorta raccontava la verità: la discarica di Difesa Grande non era a norma, a tal punto che era stata chiusa in via definitiva e successivamente posta sotto sequestro dalla magistratura. Ma Bertolaso proprio non sapeva dove mettere i rifiuti, né riusciva a mandare a casa gli amministratori artefici del disastro, Bassolino in testa. Quindi si rivolgeva anche ad Ariano. Quei cittadini avranno peccato sul versante delle buone maniere, ma è anche vero che la grande stampa pretendeva di farli passare per camorristi ricattatori. Intervenne il Presidente della Repubblica, che da ministro degli Interni assicurò la chiusura, per sempre, della discarica, ma che, adesso, pretendeva dal sindaco che la “cava” fosse ancora utilizzabile. Peccato che la “cava” è una montagna! Comunque: il sindaco non aveva nessuna voglia di fare il capopopolo contro lo Stato e, sia pure senza condividere affatto quella scelta scellerata, convinse la popolazione ad accogliere, per l’ultima ultima volta, la spazzatura dei napoletani.

Arriva De Gennaro ed inserisce la stessa discarica fra quelle che potrebbero essere riaperte, e sfido chiunque ad accogliere la notizia senza scaldarsi i nervi. Per giunta ci si mettono uomini di presunta cultura che sermoneggiano dalle vie bene e libere dalla spazzatura, magari incontrando i politicanti al San Carlo, quando la musica accompagna la parata delle vanità priva di sostanza. No, scrivemmo, questa volta non si può più fare, e non perché ad Ariano non vogliono, ma perché se lo si fa vuol dire che la legge non conta nulla e la parola dello Stato anche meno. Il che, da quelle parti, è esercizio pericoloso ed autolesionista. Ora De Gennaro lo ha capito e dice che la gente aveva ragione, rimediando con treni carichi di spazzatura e denaro che i tedeschi accolgono con soddisfazione e compiacimento.

Sui quei treni, però, dovrebbero essere messi anche quanti hanno dilapidato montagne di quattrini per ridurci in questo stato. E salire su quei treni, per chi ha corrotto e sporcato la vita pubblica, sarebbe ancora una soluzione non fra le peggiori.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

 

 

 
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