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Rassegna Stampa

 
Buongiorno Irpinia del 31 gennaio 2008

Editoriale del Direttore Dott. Franco Genzale

Ci sono proteste e proteste. Quella di Ariano Irpino per lo scandalo di Difesa Grande è una protesta sacrosanta, e nessuno può consentirsi il lusso di confinarla, addirittura con toni snob, nel calderone del populismo sciatto e demagogico.

Abbiamo scritto “scandalo” di Difesa Grande perché di scandalo si tratta, semprechè vogliamo chiamare le cose con il loro nome, senza indulgere alla diplomazia spocchiosa e all’insopportabile ipocrisia dei tanti politici che in questi giorni si stanno esercitano a fare i galli sulla monnezza. La decisione di riaprire Difesa Grande è uno scandalo perché – come ha sottolineato il sindaco di Ariano Irpino – rappresenta un calcio ad una legge dello Stato (la legge che aveva decretato la chiusura per sempre della discarica) ed insieme – ci permettiamo di aggiungere – una coltellata alle spalle d’una comunità che ha saputo dimostrare senso del sacrificio, senso della tolleranza e senso della solidarietà. Soltanto chi ha o finge di avere memoria corta non ricorderà che, nel corso della penultima emergenza rifiuti, la politica d’ogni colore riconobbe che Ariano aveva già abbondantemente dato e s’impegnò a distribuire altrove il sacrificio del problema rifiuti. Alla luce di quanto sta accadendo e stiamo ascoltando in questi giorni, non possiamo non prendere atto che la politica d’ogni colore, e dei colori del centrosinistra in modo particolare, sta tradendo quell’impegno in maniera spudorata. Martedì scorso abbiamo intervistato, per le emittenti televisive del Gruppo Lunaset, il parlamentare Tommaso Sodano di Rifondazione, presidente della commissione Ambiente del Senato e tra i garanti della definitiva chiusura di Difesa Grande. Sodano si è detto allibito per la decisione del Governo e del prefetto De Gennaro di riaprire la discarica di Ariano, ed ha aggiunto che in questo modo le istituzioni e la politica perdono la faccia. Giusto: di fronte ad un “tradimento” così cinico e spudorato, la politica perde la faccia, diventa incredibile, alimenta l’antipolitica, fa aumentare le distanze già difficilmente colmabili che la separano dai cittadini.

Non regge la ragione superiore invocata dal prefetto De Gennaro: la Campania e in essa l’Irpinia sono sommerse dai rifiuti, c’è un grande rischio igienico-sanitario, bisogna correre ai ripari, dunque si riapre l’unica discarica provinciale attrezzata per l’uso. Far discendere la necessità dal fatalismo e non da precise responsabilità politiche e istituzionali, per cui chi ha sbagliato resta al proprio posto e l’unica cosa mobile torna fatalmente ad essere Difesa Grande, rischia di acquistare tutto il sapore d’una ulteriore, gratuita beffa alla comunità di Ariano Irpino: fa specie che una persona accorta e dalla esperienza di De Gennaro non abbia riflettuto a sufficienza sul fatto che non si possono continuare a chiedere sacrifici sempre e soltanto a chi ha già dato e mai a chi ha sbagliato. Non c’è stato un politico, uno solo, un amministratore, uno solo, in questi quattordici anni di scandalose emergenze rifiuti, che ci abbia rimesso le penne: come si può pretendere che gli arianesi capiscano la ragione superiore quando qui si tratterebbe, invece, di individuare e punire in maniera esemplare il “torto” superiore?

Non ci è piaciuto il prefetto De Gennaro - che pure, e per quanto può interessargli, ha la nostra stima – quando ha liquidato la manifestazione dei diecimila in corteo ad Ariano l’altro giorno come una cosa “irragionevole”. Noi comprendiamo l’ansia del prefetto che deve misurarsi con un problema dalle proporzioni enormi, un’autentica tragedia, come l’ha definita il Presidente della Repubblica: ma chi si degna di comprendere l’ansia della comunità arianese per i rischi indotti dalla discarica più grande d’Europa? Come si può commettere l’errore di liquidare come “irragionevoli” diecimila teste che stanno civilmente gridando il proprio disappunto verso una decisione, questa sì irragionevole, che era stata già archiviata con una legge dello Stato?

Ancora in preda all’ansia d’un problema decisamente molto più grande di lui, De Gennaro replica all’ ”irragionevole” corteo dei diecimila arianesi dichiarando che lui andrà avanti, che il piano di riapertura di Difesa Grande sarà attuato. Come, Signor Prefetto: utilizzando i manganelli e l’Esercito, passando con i carri armati sull’irragionevole corteo di diecimila persone che diventeranno quindici o ventimila? E questo Le pare ragionevole, Signor Prefetto?
Ma è chiaro: il problema non è De Gennaro. De Gennaro è l’esecutore, l’ennesimo esecutore destinato al fallimento: non per propria incapacità, ma per l’irragionevole irresponsabilità della stessa politica che, con l’insostenibile leggerezza del suo “non essere”, ha tradito Ariano.

 

 

 
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