Buongiorno e ben trovati,

indossare la fascia tricolore in questa giornata crea forti emozioni e mi inorgoglisce non poco.

La Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate deve, ancora di più, far crescere i sentimenti di rispetto e riconoscenza per coloro che, con grande sacrificio, hanno combattuto per la nostra bandiera.  

La guerra sul fronte italiano durò 41 mesi: più di tre anni di freddo e fame sotto il rombo delle artiglierie nemiche. In prima linea ragazzi provenienti dalle più diverse aree geografiche d'Italia, uniti tutti dal Tricolore. Tanti i giovani della nostra terra che furono strappati agli affetti familiari per andare a combattere in zone di cui ignoravano anche l’esistenza.

Un infausto evento che ha sconvolto la vita di milioni di persone.

L’Irpinia ha pagato un tributo di sangue impressionante, da quando – cento anni fa esatti – l’Italia entrò in guerra. Furono ben 5461 i soldati irpini a perdere la vita, senza contare dispersi e mutilati.

Ragazzi che, in molti casi, sapevano parlare solo il dialetto più stretto e che quindi avevano non poche difficoltà a comunicare con i propri commilitoni. Furono soprattutto i giovani delle campagne, provenienti dalle famiglie più umili a dover partire per il fronte.

Anche in questo quella maledetta guerra non fu democratica.

Il ricordo di quel sacrificio, a maggior ragione, dovrà rimanere forte, indelebile. Per questo va elogiata la manifestazione di oggi. Un’occasione importante per portare a conoscenza delle giovani generazioni quell’assurdo martirio che si consumò tra il 1915 e il 1918.

“In questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi”, sottolinea l’Esercito Italiano.

Questa ricorrenza, dunque, non è scontata. Tutt’altro.

Tocca a noi continuare a coltivare il sentimento della comunità, il valore dell’Unità nazionale, ricercare in ognuno di noi lo spirito di condivisione.

Dobbiamo essere noi rappresentanti delle Istituzioni, per primi, ad assumere per intero questa responsabilità. Come sottolinea il Capo dello Stato, condizione primaria per riaccostare i cittadini alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti. E’ necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee.

La democrazia non è una conquista definitiva. Oggi i conflitti sono altri.

 Per questo serve dar vita a un paziente lavoro di ricucitura dei rapporti che consenta ancora una volta alle parti più deboli della società di riconoscersi in un interesse comune e di accumulare assieme nuove forze per irrobustire e puntellare i pilastri della nostra democrazia.

E’ particolarmente urgente prendersi a cuore il bene comune, al di là delle differenze e degli interessi di parte. Deve stare a cuore a tutti, perché è meglio l’affetto del conflitto. Si riscopra la solidarietà, come modo per superare un’abitudine alla solitudine e come forma di impegno per il bene collettivo.

E’ nostro dovere operare con spirito di iniziativa, con stile di onestà, senza secondi fini. Ciascuno mettendo a disposizione le competenze che ha, senza cercare prestigio. Non basta la buona volontà, serve mettersi all’opera con animo di gratuità e un grande desiderio di pace.

Anche nelle istituzioni, nella vita della città, bisogna dichiararsi disponibili. A partire dal quotidiano e dalle piccole cose.

La comunità locale è un valore aggiunto, è più dei suoi cittadini. Nel cambiamento vorticoso dei decenni, dobbiamo esprimere una fedeltà non nostalgica ai valori della memoria e il coraggio di declinarli al futuro.

Ringrazio le autorità presenti, i cittadini, un abbraccio ai più piccoli.

Viva Ariano, viva l’Irpinia, viva l’Italia.