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Comunicati Stampa

 

30 MAGGIO 2007

Lettera del Sindaco Domenico Gambacorta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, relativa alla riapertura della discarica di Difesa Grande

 

Al Signor
Presidente della Repubblica
on. Giorgio Napolitano

Signor Presidente,

la Sua visita che ha tanto onorato la nostra provincia – a dire della stampa e delle televisioni locali – avrebbe avuto anche l’effetto indiretto di ritardare la riapertura della discarica di Difesa Grande in Ariano Irpino.

Ella ricorderà – ai tempi in cui era Ministro degli Interni – la vicenda che ha afflitto per quasi 10 anni la popolazione arianese che, prima per l’intera provincia di Avellino poi per l’intera regione Campania ha subito lo sversamento nel proprio territorio di oltre 1.000.000 di tonnellate di rifiuti solidi urbani in una discarica privata che ha consentito al gestore privato di fatturare decine di milioni di euro.

Nel settembre 2002 giunse finalmente il provvedimento di chiusura definitiva del Commissario di Governo per l’Emergenza Rifiuti con l’ingiunzione al privato della messa in sicurezza, il cui progetto fu approvato a maggio 2003.

Nell’ottobre del 2003, il Commissariato di Governo si accorse che, per poter completare la messa in sicurezza, andavano sversati altri 100.000 metri cubi di Fos e Sovvalli, per un periodo massimo delle attività di smaltimento di 120 giorni dal 17 ottobre 2003.

Riprese, pertanto, l’attività della discarica. Furono sversate altre 142.000 tonnellate di rifiuti, pari a circa 160.000 metri cubi.

Il 26 febbraio 2004 il neo Commissario Catenacci, succeduto a Bassolino, chiese di utilizzare la discarica per ulteriori 30 giorni per un quantitativo non superiore a 60.000 tonnellate.

La popolazione di Ariano Irpino ritenne allora che la misura fosse colma.

Che il sacrificio di tanti anni dovesse essere rispettato.

Che Ariano Irpino non dovesse pagare per tutti.

Che lo Stato dovesse mantenere la parola più volte data, attraverso i rappresentanti delle sue Istituzioni.

Il 7 giugno 2004 il dott. Catenacci prese atto che erano state sversati già più di 100.000 metri cubi di rifiuti e dispose la cessazione di ogni ulteriori smaltimento a Difesa Grande.

Dopo due anni di inerzia decisionale, il 28 settembre 2006, il Commissario Catenacci, poco prima di dimettersi, non seppe però fare altro che riprendere in considerazione la discarica di Ariano Irpino ordinandone la riapertura.

L’8 ottobre 2006 il Tribunale di Ariano Irpino, presso cui pende un processo penale a carico di 25 amministratori e tecnici della società che ha gestito la discarica, dispose il sequestro preventivo per evitare che l’alterazione dei luoghi potesse alterare la prova processuale.

Il giorno dopo, la Gazzetta Ufficiale pubblicò il decreto legge n. 263 che indicò in Tufino, Villaricca e Ariano Irpino i Comuni destinati a farsi carico della ennesima emergenza rifiuti della Regione Campania.

La conferma del sequestro da parte del Tribunale del Riesame di Avellino caducò però le intenzioni del Governo sulla discarica di Ariano Irpino.

Le decisioni degli organi giudiziari furono accompagnate da commenti discutibili del commissariato di Governo.

Giungiamo infine all’ultimo atto della triste vicenda.

L’11 maggio 2007 la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto legge n. 61.

Il nome di Ariano Irpino stavolta non è indicato esplicitamente.

Ma all’art. 2 il Governo concede al Commissario delegato il potere di requisire discariche ancorché sottoposte a provvedimenti di sequestro giudiziario.

Vale a dire, Difesa Grande di Ariano Irpino.

Siamo così in presenza del disinvolto stravolgimento di ogni regola dello stato di diritto con la macroscopica invasione di campo del potere esecutivo nella sfera del potere giudiziario!

A dispetto dei sacrifici fin qui patiti dalla popolazione di Ariano e a dispetto della garanzia della Giustizia si vuole a tutti i costi riaprire la discarica di Difesa Grande.

Ella si è rivolto agli Amministratori locali che “alimentano polemiche e capeggiano contestazioni”.

Noi non vogliamo polemizzare o contestare.

Noi vogliamo solo appellarci a Lei come Primo Magistrato d’Italia perché ci sia resa giustizia in senso sostanziale e formale.

28 maggio 2007

Domenico Gambacorta

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